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Itinerario museale

Museo S. Eustorgio


Nato come schedatura del patrimonio figurativo e scultoreo mobile gravitante sulla basilica eustorgiana, il seguente lavoro ha finito per assumere un ruolo preciso nella codificazione della nuova immagine del Museo di Sant'Eustorgio, del cui riallestimento è almeno in parte responsabile.

Va subito premesso che solo una parte delle opere schedate trova collocazione museale; molte altre, com'è naturale, rimangono in basilica oppure trovano temporaneo rifugio in canonica e negli ambienti dipendenti, in attesa che più vasti spazi disponibili consentano di esporli in modo adeguato.

Si è posto dunque, nel rispetto di spazi storici (dunque venerandi e sostanzialmente intangibili, ma anche estremamente irregolari e poco capienti), il problema di un allestimento il cui ordine non rispondesse a pure esigenze di “stoccaggio”, ma nei limiti del possibile obbedisse ad una logica espositiva analoga a quella degli altri nuclei degli scavi paleocristiani e del medagliere, senza contare il caso sui generis degli spazi basilicali musealizzati, a partire dalla cappella Portinari e dalle cappelle solariane.

La scelta fatta è quella di un ordine iconografico, volto cioè alla collocazione delle opere secondo un ordine di Storia della Salvezza giocato sui tre nuclei di Antico Testamento, Nuovo Testamento, Storia della Chiesa. La partizione non è priva di asimmetrie: gli episodi veterotestamentari sono assai ridotti, in molti casi quelli neotestamentari sono iconici e non dinamici, la bimillenaria storia ecclesiale è di fatto riconducibile ad un Santoriale qualificato ovviamente dai soggetti domenicani.

Tuttavia si è ritenuto che un museo con queste specifiche caratteristiche (esiguità irregolare di spazi, dipendenza storica dal complesso basilicale, vicinanza di altri complessi museali) possa privilegiare il rapporto con la comunità ecclesiale che lo possiede e alla quale è in primis destinato.

Un rapporto che non può esaurirsi nella pur doverosa conservazione dell'esistente ma deve riacquisire la dimensione culturale e spirituale della proprietà: l'idea cioè di un nucleo di arte religiosa creato per veicolare una dimensione figurativa ideata con forti motivazioni teologiche e pastorali, il cui recupero è fondamentale per una religione che fa della Tradizione un proprio insostituibile pilastro.

Ma c'è in più un'istanza metodologica interna alla disciplina: dopo secoli di organizzazioni di percorsi museali basati su partizioni cronologico-stilistiche e sottopartizioni per “scuole” l'acquisita consapevolezza di pregi e limiti di quel sistema (specchio fedele dell'allora predominante visione storico-attribuzionistica) consente di sperimentare altre vie, come la ricostruzione dei nuclei collezionistici o l'instaurazione, appunto, di percorsi iconografici.

La prima opzione sarebbe stata, nel nostro caso, interessante per la collezione Marone, i cui cospicui resti meriterebbero adeguata visualizzazione unitaria; ma avrebbe implicato la riduzione delle altre opere a membra disiecta . Si è perciò optato per un'evidenziazione nelle didascalie dell'appartenenza a tale nucleo collezionistico, il che ne rende possibile l'itinerario alternativo; e per il mantenimento del primato iconografico, ossia per il tentativo di recupero di quel complicato nesso fra idea e figura che rende propria e tipica l'opera d'arte.

Il catalogo dei dipinti e delle sculture di età moderna (secoli XVI-XIX) è organizzato in ordine iconografico, secondo tre grandi sezioni spaziali: dipinti del museo (nn. 1-39), dipinti della basilica (nn. 40-52), sculture del museo e della basilica (nn. 53-57). Per la prima serie (che include le opere in corridoio d'ingresso, sala capitolare, sacrestia, cappelle solariane), l'ordine ideale assoluto comprende la seguente seriazione: Antico Testamento (1, 2) Nuovo Testamento (3-10, 12, 11, 13, 23, 14, 33, 15-20, 39, 21, 22) Santoriale (24, 32, 25, 37, 26) Santoriale domenicano (28, 30, 31, 34-36, 38), Ritratti (27, 29). Per la seconda serie: Antico Testamento (40), Nuovo Testamento (41-45), Santoriale (46-47), Santoriale domenicano (48-52). Per la terza serie: Nuovo Testamento (53-55), Santoriale domenicano (56-57).


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