La Cellula
Evangelizzare è la chiamata e la missione di ogni cristiano. Nella nostra comunità parrocchiale, la riscoperta di questa chiamata è avvenuta attraverso il sistema di cellule parrocchiali di evangelizzazione.
I QUATTRO PERCHÉ
Sistema
Perché è un complesso organico con costante riferimento al Pastore in cui tutte le parti hanno relazione e dipendenza reciproca: attraverso un’apposita struttura esso concorre allo sviluppo di quel corpo vivo che è la Chiesa.
Cellula
Perché è l’unità biologica fondamentale, capace di vita autonoma e capace di dare vita attraverso un processo di moltiplicazione. Così la Cellula di Evangelizzazione è un piccolo gruppo, legato da relazioni di "oikos" (cioè da vincoli familiari, di lavoro, di amicizia, di interessi comuni) che si può moltiplicare appena raggiunge una certa dimensione. A questo punto il gruppo madre dà vita a due gruppi figli.
Parrocchiale
Perché il tessuto in cui si innesta il Sistema delle Cellule è proprio ed esclusivamente la Parrocchia, definita da Giovanni Paolo II nella Christifideles Laici (n. 26): «Comunità di fede e comunità organica... nella quale il parroco – che rappresenta il Vescovo diocesano – è il vincolo gerarchico con tutta la chiesa».
Evangelizzazione
Perché, come ammonisce Paolo VI nella Evangelii Nuntiandi, «la Chiesa esiste per evangelizzare». Così la cellula, comunità di mediazione tra la famiglia e la Parrocchia, ha come fine l’evangelizzazione, riscoprendo e attualizzando questa chiamata fondamentale: condividere Gesù con gli altri.
TUTTO QUESTO E’ STATO POSSIBILE, PERCHE’ ABBIAMO RISCOPERTO IL GRANDE MANDATO
Il senso del vangelo è quello di affidare un incarico da svolgere, la sua caratteristica è di essere missionario. È il grande mandato che ci raggiunge attraverso le parole di Marco (16,15): «Andate per il mondo. Proclamate la buona notizia a tutto il creato».
DUEMILA ANNI DOPO
Oggi, continuamente Giovanni Paolo II ci ricorda che siamo tutti all’interno dell’unica missione della Chiesa e che una evangelizzazione «nuova nei metodi, nel fervore e nella sua espressione» è necessaria nei paesi di più consolidata tradizione cristiana, «dove interi gruppi di battezzati hanno perduto il senso vivo della fede o addirittura non si riconoscono più come membri vivi della Chiesa» (Redemptoris Missio 33).
GIGANTE ADDORMENTATO
Così è stata definita la Parrocchia dei nostri giorni. E in realtà, spesso, le nostre parrocchie assomigliano a grossi orsi entrati in letargo, a grossi corpi assopiti nei quali il sangue rallenta e non arriva più alle estremità. Eppure, bene o male preparata alla sua parte, compiendola o dimenticandola, la Parrocchia rimane il luogo dell’incarnazione del divino, l’elemento stabile dell’evangelizzazione.
Come svegliarla e farle riprendere il suo compito missionario?
A Milano, la Comunità parrocchiale di S. Eustorgio lo ha fatto applicando il Sistema di Cellule Parrocchiali di Evangelizzazione, un metodo che si è rivelato capace di rinnovare in profondità la Parrocchia rivitalizzando la sua struttura tradizionale.
STRADA FACENDO
All’inizio del suo discorso apostolico Gesù dice: «... e, strada facendo, annunciate che il regno dei cieli è vicino» (Mt 10,7). Non bisogna dunque aspettare che i lontani si avvicinino e neppure è necessario andare a cercarli apposta, chissà dove. Gesù ci dice di evangelizzare «strada facendo», cioè mentre andiamo e viviamo nei nostri luoghi consueti.
Gesù non permette all’uomo di Gerasa, che aveva appena liberato dallo spirito immondo, di seguirlo, gli dice invece: «Va, nella tua casa, dai tuoi, e racconta loro ciò che il Signore ti ha fatto e la misericordia che ti ha usato» (Mc 5,19).
Ecco da che cosa è nata l’intuizione che sta alla base del metodo di evangelizzazione attraverso il Sistema di Cellule Parrocchiali.
UNA PAROLA STRANA: «OIKOS»
Frequente nel Nuovo Testamento, questa parola significa casa, ambiente, famiglia in senso allargato, insomma il mondo in cui si svolge la vita quotidiana di ciascuno. Esso comprende quattro fondamentali categorie di persone:
i parenti
i vicini di casa
i colleghi di lavoro
coloro che hanno i nostri stessi interessi
Evangelizzare attraverso l’oikos vuol dire trarre vantaggio dal fatto che i luoghi frequentati abitualmente sono i più favorevoli per annunciare il regno dei cieli, perché lì si sono già stabilite relazioni consolidate. Non bisogna creare occasioni, basta cogliere quelle che si presentano.
LA «BOMBA»
L’evangelizzatore deve per prima cosa mettersi in ginocchi e pregare per gli appartenenti al proprio oikos, di cui ha compilato e conserva una lista scritta.
Il processo di evangelizzazione dell’oikos si svolge in sei fasi che sono illustrate in modo schematico nell’ideogramma della «bomba», riprodotto qui a fianco. Esse sono, cominciando dal basso:
1. Il servizio. È il grande segreto che abbiamo appreso da Gesù stesso. «Non sono venuto – egli dice – per essere servito, ma per servire e dare la vita per al salvezza di molti» (Mc 10,45). E aggiunge: «Vi ho dato infatti l’esempio perché come ho fatto io così facciate anche voi» (Gv 13,15).
Cerca la piaga e guariscila: questo è lo slogan che bisogna imprimersi bene in mente. Colui che si sente oggetto di un’attenzione sincera, di un amore sena calcolo e senza misura, si chiederà: "Perché e chi glielo fa fare?". È il momento di non lasciar cadere questa domanda.
2. La condivisione. Il fratello del quale abbiamo guadagnato la confidenza si apre al vangelo, varcando il ponte di amicizia che abbiamo costruito con il servizio. A questo punto possiamo condividere con lui la nostra testimonianza, dirgli qual è stata la nostra esperienza di salvezza e che posto occupa Gesù nella nostra vita.
3. La spiegazione. In questa fase avanzata di approccio occorre avere grande sensibilità, pazienza e carità per aiutare il fratello a chiarire dubbi, a superare pregiudizi, esitazioni e paure.
4. Affidamento e mandato. È giunto il momento di dire al fratello: "Quel Gesù che prima ha guarito me ora sta guarendo te". E lo si invita ad affidare la propria vita a Cristo e a impegnarsi per lui.
È la fase più delicata della pesca. Il pesce è nella rete, la rete è serrata, ma va tirata nella barca.
Ecco perché nel disegno della «bomba» c’è una strozzatura nella parte superiore e terminale. La rete sarà aperta sulla barca, cioè nella cellula.
5. Ingresso in cellula. Quando il fratello approda alla cellula si accorge di essere atteso e desiderato. Piegarsi sull’ultimo è il metodo di Gesù. Durante l’incontro di cellula il fratello sentirà il bisogno di approfondire il proprio impegno e di conoscere la comunità e il suo Pastore.
6. Ingresso nella comunità. La cellula fa parte di un corpo, la Parrocchia, nella quale il nuovo discepolo trova naturalmente il suo posto. Avendo preso coscienza dei doni che il Signore gli ha fatto, desidererà a sua volta servire. Intanto viene invitato a compilare la lista del suo oikos per svolgere non più il ruolo di evangelizzato ma di evangelizzatore.
Nella cellula si fa esperienza di una COMUNITÀ DI MEDIAZIONE. Essa infatti si colloca tra la piccola comunità che è la famiglia e la grande comunità che è la Parrocchia, con effetti benefici per l’una e per l’altra.
I SETTE FINI
La cellula ha sette fini:
Crescere in intimità con il Signore
Crescere nell’amore reciproco
Condividere Gesù con gli altri
Svolgere il ministero nel corpo mistico che è la Chiesa
Dare e ricevere sostegno
Addestrare nuovi leaders
Approfondire la nostra identità di fede.
Questi sette traguardi tracciano un cammino collettivo di fede, e fanno della cellula UN LUOGO DI SANTITÀ dove il vangelo è vissuto.
QUANDO, DOVE, COME
La cellula, che è in costante moltiplicazione, si riunisce una volta alla settimana nella casa di uno dei suoi membri.
L’incontro dura circa 90 minuti, così scanditi:
Canto e preghiera di lode
Condivisione (che cosa Gesù ha fatto per te, che cosa tu hai fatto per Lui)
Insegnamento del Pastore (inciso su nastro)
Approfondimento dell’insegnamento
Problemi pratici
Preghiera di intercessione
Preghiera di guarigione.
La cellula è guidata da un leader, che esercita un’autorità delegata dal Pastore, con un compito di primato nel servizio.
Questa nuova evangelizzazione mediante le cellule parrocchiali è nata e si è sviluppata a Seoul (Corea del Sud) nella chiesa pentecostale del pastore Paul Yonggi Cho. Si è poi trapiantata, con gli opportuni adattamenti, nella Parrocchia cattolica di St. Boniface a Pembroke Pines (Florida, USA) per iniziativa di un prete irlandese, padre Michael Eivers. Infine, è approdata a Milano, nel terreno preparato e reso fertile di S. Eustorgio. Qui, nel 1988, prendevano vita le prime quattro cellule provvisorie che si sarebbero moltiplicate, aumentando di numero.
Lo sviluppo armonico del Sistema esige che si ponga particolare cura nell’addestramento dei leaders. Per la loro preparazione vengono tenuti ogni anno due corsi.
A partire dal 1990 viene anche organizzato ogni anno un Seminario Internazionale, dato il grande interesse che il metodo ha incontrato in Italia e all’estero, dove è stato introdotto in numerose parrocchie.